A poche settimane dall’Europride di Roma, il sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo, ha rivelato a Klauscondicio, che la propria città non ospiterà mai una manifestazione a sostegno dei diritti lgbt (Fonte Ansa):
Finche’ saro’ sindaco il Gay Pride non si fara’ mai a Treviso. Certi eccessi possono danneggiare la libido di bambini e adolescenti. Giudico sbagliate manifestazioni come il Gay Pride, perche’ rappresentano una provocazione, un modo per far vedere che qualcuno puo’ fare tutto quello che vuole, e questo non va bene: ostentare a tutti i costi la diversita’ come fosse un dono e’ razzismo al contrario.
Ha aggiunto:
Non premetterei mai il Gay Pride a Treviso. E’ un modello negativo per i bambini, per l’evoluzione culturale e naturale della persona. Andare mascherati sui carri è una carnevalata; gli eccessi e le esagerazioni di certe manifestazioni offrono un modello esasperato che può essere molto negativo per i giovani, che già soffrono un calo di libido, di voglia nel sesso opposto, a causa di internet, della tv e della pornografia. C’è già una netta crisi fra i due sessi, a cui è sbagliato aggiungere l’ostentazione e gli estremismi del Gay Pride, dove al pari dei rave party i giovani arrivano a sfinirsi fisicamente, all’insegna di masochismo e autodistruzione, ma non di un’evoluzione di se stesso.
Non manca la risposta di Arcigay, che con le parole di Paolo Patanè, condanna fermamente le sue dichiarazioni:
Gianpaolo Gobbo, sindaco leghista di Treviso, ci regala quest’oggi una raffinata analisi sociologica degna del miglior celodurismo padano. Stando alle dichiarazioni, il sindaco giura che, finché ci sarà lui, Treviso non ospiterà mai il pride. La manifestazione sarebbe un eccesso che danneggia la libido di bambini e adolescenti perché offre ‘un modello esasperato che puo’ essere molto negativo per i giovani, che già soffrono un calo di libido, di voglia nel sesso opposto, a causa di internet, della tv e della pornografià. Non pago, Gobbo aggiunge che il pride fa ‘vedere che qualcuno puo’ fare tutto quello che vuole, e questo non va bene: ostentare a tutti i costi la diversità come fosse un dono è razzismo al contrariò. Ricordiamo a Gobbo, che evidentemente interpreta la sua carica istituzionale alla stregua di un rozzo feudatario medioevale, che Treviso non è di sua proprietà e che le sue parole non sono ostative a una manifestazione di diritti e libertà come il pride: il diritto di manifestare è sancito dalla Costituzione della repubblica italiana. Treviso, da questo punto di vista, meriterebbe un Pride, come lo meritano tutte le città italiane governate da individui che sognano un mondo dipinto di verde, possibilmente senza alcun tipo di ‘diverse’ sfumature. Europride, a Roma dall’1 al 12 giugno prossimo, testimonierà, per l’ennesima volta, che le provocazioni, i cali della libido, le ostentazioni stanno solo nella testa di chi non vuole digerire il fatto che omosessuali, lesbiche e transessuali sono cittadini esattamente come tutti gli altri e che la loro piena parità è una conquista per la civiltà e la maturazione della nostra democrazia.