Uno studio degli psicologi della University of Rochester (Gb) pubblicato sulla rivista ‘Social Psychological and Personality Science’, conferma che la maggior parte delle persone omosessuali scelga di dichiarare la propria identità sessuale solo in alcuni ambienti della propria vita come specificato da Richard Ryan, autore della ricerca (Fonte Adnkronos):
In generale, la nostra indagine mostra che ammettere di essere gay, lesbica o bisessuale è una buona cosa. Decenni di studi hanno confermato che questo consente alle persone di sviluppare un autentico senso di identità. Eppure, quando l’ambiente in cui si vive non è di aiuto alla persona, i rischi sono altrettanto grandi: aumenta lo stress e anche le tendenze suicide. I risultati sottolineano quindi l’importanza di creare strutture sociali che si basino sull’accettazione di tutte le persone.
I ricercatori hanno reclutato da gruppi di discussione, community e social network sul web 161 persone lesbiche, gay, bisessuali, alle quali sono state fatte domande dettagliate sulle loro esperienze e sui loro rapporti con amici, parenti, colleghi, compagni di scuola. Le lesbiche dichiarano, più spesso, la propria identità sessuale, mentre i bisessuali appaiono i più chiusi e timorosi nel fare outing.
L’orientamento sessuale è stato nascosto il più delle volte all’interno delle comunità religiose (69%), nelle scuole (50%) e sul lavoro (45%), mentre c’è maggiore apertura all’interno delle famiglie (36%). Tra amici, i gruppi lgbt si accettano maggiormente: tutti, tranne il 13% delle “cavie”, hanno infatti scelto di fare ‘outing’ all’interno della propria comitiva.
La stragrande maggioranza delle persone omosessuali non dichiara la propria identità sessuale in ogni ambiente della vita fa prima una valutazione per capire se il ‘coming out’ le esporrà a rischi oppure no. Ma questo ‘dichiararsi a metà’ non migliora la salute mentale della persona.