Ignorati dalla politica, condannati dalla Chiesa e ora anche discriminati sul posto di lavoro. A rivelarlo un recente sondaggio nato da un’idea del Comitato Bologna Pride 2012 che ha riguardato non solo dipendenti omosessuali ma anche eterosessuali.
I numeri dicono che il 19% degli intervistati ha assistito almeno una volta ad una discriminazione nei confronti della comunità lgbt a lavoro. Spaventosamente elevata la percentuale che racconta di come non venga denunciato l’episodio di sopruso: il 60%. Dati che schizzano ulteriormente in alto se si parla di omosessualità come di uno svantaggio: il 75% crede che sia un peso, solo il 5% ritiene che sia un vantaggio.
Raffaele Lelleri, il sociologo che ha condotto lo studio insieme a Luca Pietrantoni, dell’ateneo di Bologna, fa notare un altro dato:
Le persone Glbt mostrano di sapere di lavorare con colleghi gay più spesso dei loro corrispettivi eterosessuali (il 71,2% per i primi, contro il 59,5% dei secondi) Questo dipende dalla cosiddetta visibilità selettiva e dalla impermeabilità della comunità Glbt i cui componenti, in molti casi, pare tendano a rivelare il loro orientamento solo ai propri ‘simili’.
Incoraggianti, invece, le prospettive per il futuro. Secondo il 61%, gay e lesbiche riusciranno a migliorare la loro condizione lavorativa, il 57% dice che rispetto al passato sono stati compiuti passi da gigante.
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