Picchiato e segregato dai propri genitori dopo il coming out. E’ successo a Palermo. E solo ora che il ragazzo è lontano da casa la notizia è uscita sulla stampa. Lasciandoci interdetti. Sia per le percosse di per sé stesse, sia perché gli aguzzini in questo caso sono stati i genitori.
Si dà quasi per scontato che un padre ed una madre debbano accettarci per quel che siamo, volendoci bene e rispettando la nostra individualità. Questo ragazzo palermitano di 20 anni ha scoperto a proprie spese dopo il suo coming out che non è sempre così. E’ stato prima picchiato e poi tenuto prigioniero in casa per diverse settimane, fino a che non è riuscito a scappare. Ora si trova in una casa con altri studenti. Nessun contatto con la famiglia, tranne che con una zia che continua ad invitarlo al suicidio per impiccagione per come ha gettato disonore sulla famiglia.
Questo è il motivo per il quale l’omofobia va combattuta. Bisogna ribellarsi contro quella dei genitori, quella creata dall’ignoranza, quella dello sconosciuto che maltratta sia verbalmente che fisicamente. Essere definiti contro natura quando si è perfettamente al suo interno. Bisogna educare le persone che non sanno rispettare i diritti basilari dell’uomo, far comprendere loro dove sbagliano e correggerli. Il coming out è di per sé stesso un passo spesso complicato per la persona da affrontare, a prescindere dai contesti: percosse, minaccia e sequestro di persona non sono di certo la reazione che un figlio si aspetta da chi lo ha messo al mondo.
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