E’ arrivato il sì della Grecia alle unioni civili gay. C’è da festeggiare? Solo per il piccolo passo in avanti effettuato in materia di diritti civili. Non per un disegno di legge che appare fare acqua da tutte le parti. L’Italia? Rimane ancora una volta indietro.
193 si su 300: questi sono stati i numeri che hanno consentito il riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali grazie all’ampliamento di una precedente normativa relativa a quelle eterosessuali. Ma tolto questo, non c’è da esserne troppo allegri. A livello di salute, pensionistico e di adozione la situazione rimane pressoché invariata senza che vi sia la possibilità di prendere in considerazione le nozze gay. Insomma, per quanto sia un passo in avanti, e va riconosciuto, non c’è stato un vero e proprio cambiamento se andiamo ad analizzare la questione nel profondo.
E questo lo si nota anche nelle reazioni locali alla decisione. Mentre la politica esprime orgoglio e contentezza nonostante gli ostacoli che si sono dovuti affrontare e le polemiche nate, le associazioni LGBTQ non sono totalmente entusiaste.
Questo porta automaticamente a porci la classica domanda: quando anche l’Italia raggiungerà almeno un minimo di riconoscimento? Perché diciamolo: non è mai troppo presto per rispettare i diritti umani ed il nostro paese come sempre è in ritardo su tutto e tutti. In quanto a nozze gay ed unioni civili poi sembra davvero che la politica stia facendo l’impossibile per non concludere ciò che anche l’Unione Europea richiede che venga concluso. Per il momento non ci resta che aspettare e gioire dei piccoli passi degli altri.
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