Porta per titolo Fate l’Amore. E la guerra all’AIDS, la nuova campagna dell’Arcigay promossa in occasione della giornata mondiale alla lotta dell’Hiv di oggi. Rebecca Zini, responsabile salute di Arcigay, commenta così l’iniziativa:
Quest’anno distribuiremo 25000 preservativi, 40 mila cartoline, affiggeremo 2500 manifesti e faremo informazione mirata sui media lgbt. I contagi non sono in diminuzione e interessano anche la comunità lgbt nel rivolgersi alla quale il ministero ammette candidamente di non aver alcuna strategia di prevenzione specifica. Per questo abbiamo scelto di richiamare esplicitamente, e con estrema chiarezza a differenza delle Istituzioni che lo ritengono ancora un tabù, l’attenzione alle “armi di protezione di massa” e cioè preservativi, gel e del dental dam. Il loro uso non è un’opzione: sono gli unici strumenti scientificamente testati che abbiamo a disposizione per la prevenzione. Il richiamo al fare l’amore vuole essere una risposta netta a coloro che intendono fare prevenzione richiamando alla castità o a precetti etico morali. E’ un errore: i programmi di educazione sessuale devono parlare esplicitamente degli strumenti per prevenire le infezioni.
Prosegue, il presidente nazionale Paolo Patanè:
Abbiamo scelto di fare quello che troppo spesso le Istituzioni non fanno e cioè insistere sulla prevenzione. I dati diffusi dal Ministero sulla pandemia sono ampiamente sottostimati e la narrazione del problema hiv aids è notevolmente al di sotto della realtà. Le politiche di prevenzione sono insufficienti e non è accettabile che su un tema come questo si possano fare tagli o proporre campagne informative antiquate, come quelle che stiamo vedendo in questi giorni. Le Istituzioni hanno l’obbligo di scegliere, e la scelta politica fatta sin qui è quella di puntare sulla cura di cittadini malati piuttosto che sull’integrità fisica di cittadini sani. Arcigay ritiene che lo Stato, oltre alla cura tempestiva dei malati evidentemente, debba, spendere ampie risorse per la prevenzione. La campagna nazionale che abbiamo messo in campo è interamente finanziata dall’associazione, ma il terzo settore non si può fare carico di oneri e responsabilità che spettano al settore pubblico. Da questo punto di vista sarebbe bene che le istituzioni si sveglino e mettano in campo strategie di prevenzione con informazione e distribuzione massiccia di preservativi, e non penso solo alle scuole, ma a tutti i locali pubblici.