Barack Obama menziona i gay nel discorso annuale sullo stato dell’Unione

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Barack Obama menziona i gay nel discorso annuale sullo stato dell'Unione Cultura Gay Il presidente Usa, Barack Obama, ha fatto un riferimento ai gay durante il tradizionale discorso sullo Stato dell’Unione (Fonte Pink Paper):

Le nostre truppe provenienti da ogni angolo di questo Paese sono formate da neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani. Sono cristiani e indù, ebrei e musulmani. E, sì, sappiamo che alcuni di loro sono gay. A partire da quest’anno, a nessun americano sarà vietato di servire la nazione che amano. E con questo cambiamento, invito tutti i nostri campus universitari ad aprire le loro porte ai nostri reclutatori militari. E’ tempo di lasciarsi alle spalle le battaglie di divisione del passato. E’ ora di muoversi in avanti come una grande nazione.

Joe Solmonese, presidente di Human Rights Campaign, ha accolto con entusiasmo l’annuncio:

E’ una buona notizia per tutti gli americani, ormai pronti a chiudere il libro sulla discriminazione nei ranghi. Abbiamo raggiunto il culmine di una promessa mantenuta da questo presidente. Obama deve impegnarsi a porre fine alla tassazione ingiusta di benefici per la salute dei partner, che vieta la discriminazione sul lavoro sulla base dell’orientamento sessuale e identità di genere, e assicurare che tutte le coppie sposate abbiano accesso alle stesse prestazioni della Confederazione.

Robin McGehee, direttore di GetEQUAL, ha espresso il suo disappunto:

Stasera, il presidente Obama ha perso un’occasione per stabilire un ordine del giorno e una vera strategia per elencare i continui progressi compiuti verso l’uguaglianza LGBT, eliminando l’onere di essere cittadini di seconda classe e riconoscendo, invece, le nostre famiglie. La parità non è mai conveniente. Applicare la giustizia non è mai facile. Ogni giorno, aspettiamo che lo Stato si preoccupi di combattere ogni forma di discriminazione. Siamo abituati, sempre più spesso, a vedere un omosessuale che muore o un’altra coppia gay, smembrata alla frontiera dalle politiche di immigrazione americana oppure un altro dei nostri vicini transgender, lasciato senza uno stipendio nel quadro delle politiche di occupazione discriminatorie.

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