Per la Procura di Udine, un eventuale annullamento del riconoscimento delle nozze gay contratte all’estero e registrate in Italia non è valido. Secondo il Tribunale la Prefettura non può arrogarsi legittimamente il diritto di una tale azione. Rendendo in pratica illegale ciò proposto in tal materia da Angelino Alfano.
Quando si parla di nozze gay e più in generale di diritti, l’Italia purtroppo non brilla. La Procura della Repubblica di Udine ha però chiarito legislativamente la realtà dei fatti, rispondendo ad un esposto presentato dall’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbt, la quale ha denunciato la Prefettura per falso ideologico e abuso d’ufficio. Pur archiviando il caso senza procedere penalmente essa ha infatti sottolineato come giuridicamente la decisione del riconoscimento delle nozze gay contratte all’estero deve essere lasciata ai sindaci. Sono loro ad avere il potere in questo caso e la Prefettura non è autorizzata a prevaricare la figura cittadina in tal senso.
Si tratta di una piccola battaglia vinta questa, sebbene la “guerra” sia ancora lungi dall’essere conclusa. Il sindaco ha infatti diritto di riconoscere matrimoni non contrari all’ordine pubblico. Ed è palese che siano perfettamente normali quelli tra due persone dello stesso sesso. La vera morale di tutto ciò che sta accadendo è che l’Italia è e rimane un paese retrogrado tale e quale all’omofoba Russia e che i diritti basilari dell’uomo, tra cui quello al matrimonio senza essere discriminato per il suo orientamento sessuale, ancora oggi nel 2014 non vengono rispettati. Sarà il caso per una volta di distinguerci in positivo in questo campo?
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