Può sembrare una notizia lontana dal nostro mondo, ma negli Stati Uniti è arrivato finalmente il via libera: anche i boy scout d’America aprono ai gay. Almeno ai ragazzi, sebbene il bando rimanga per gli adulti che intendano far parte dell’associazione nelle alte sfere. Una vittoria agrodolce, non trovate?
Purtroppo infatti anche in questo caso vi è la necessità di “accontentarsi” di qualcosa che in un mondo differente o più giusto sarebbe sacrosanto. E’ apprezzabile lo sforzo messo in atto per superare un atteggiamento omofobo derivante da una scuola di pensiero frutto di arretratezza e pregiudizio. La decisione presa dal movimento dei Boy Scout d’America (BSA) elimina finalmente il bando che impediva ai ragazzi apertamente omosessuali di farne parte. Ci sono volute 1400 persone e circa 20 anni per giungere a tale punto, ieri in Texas. Molto hanno influito le spinte politiche provenienti dal presidente Barack Obama in persona: nonostante ciò, rimane comunque il divieto riguardante l’impossibilità per i gay di diventare i leader dell’organizzazione.
Come sempre, purtroppo, le diverse associazioni religiose faranno sentire il loro peso. Le correnti interne al movimento sono diverse: c’è chi ha minacciato di lasciare con l’accettazione senza pregiudizio dei gay ed altri che hanno sempre sostenuto, giustamente, che vi dovesse essere piena libertà di adesione a prescindere dall’orientamento sessuale, tra i quali figurano ( a sorpresa secondo la sottoscritta, N.d.R.) anche diverse chiese mormone. Va detto per onestà intellettuale che il presidente del movimento, Wayne Perry, aveva poche ore prima del voto reso pubblica la sua posizione a favore dell’apertura. Bisognerà vedere ora cosa accadrà: come si comporteranno gli sponsor dell’associazione, le varie delegazioni che hanno da sempre sostenuto la sua attività negli Stati Uniti.
La verità di fondo in ciò che è accaduto è duale. La prima è gli Stati Uniti sono riusciti a portare il giusto cambiamento anche in una società “chiusa” come quella degli scout. La seconda è che come sempre, purtroppo, l’omofobia è diffusa in ambienti nei quali non vorremmo mai vederla.
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