Studio lgbt, geni gay sono un mistero evolutivo

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Un nuovo studio lgbt suggerisce che l’omosessualità maschile sia molto più determinata geneticamente di quanto si pensasse, ed è direttamente legata alla fecondità dei parenti di sesso femminile: la nuova ricerca, condotta presso l’Università di Padova, dimostra che l’omosessualità maschile sia frutto di un tratto fortemente genetico, mentre la sessualità femminile sia più fluida.

Significativamente, lo studio suggerisce che le madri e zie materne di uomini gay tendono ad avere figli significativamente più eterosessuali, collegando così la fecondità femminile per l’omosessualità maschile; in effetti, questo favorisce la cosiddetta ipotesi di selezione del bilanciamento, che tenta di spiegare l’evoluzione degli uomini gay.

La preponderanza di omosessualità in natura, ora documentata in centinaia di specie di tutto il mondo, ha lasciato perplessi i biologi evoluzionisti, in quanto non quadra con la tendenza della selezione naturale per favorire quei geni che aiutino la procreazione.

La ricerca attuale avvalora l’ipotesi che quei geni promuovano la capacità riproduttiva nelle donne a favore anche dell’omosessualità maschile in alcuni dei loro figli.

Lo studio sarà formalmente pubblicato nel prossimo numero di Journal of Sexual Medicine.

 

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