Al termine di una breve camera di consiglio, il giudice Cristina Scipioni, ha condannato Roberto L. (30enne di Roma) e Michele F. (38enne di Lecce), sorpresi da due carabinieri a scambiarsi effusioni in zona Colosseo, a due a a due mesi di reclusione (convertiti in una pena pecuniaria pari a 2500 euro) per atti osceni in luogo pubblico.
A nulla e’ servita la difesa di Daniele Stoppello, avvocato dell’Arcigay di Roma che aveva sollecitato l’assoluzione dei due imputati ritenendo, tra l’altro, contraddittorio e illogico quanto dichiarato in aula dai due militari e cioe’ che Roberto, seduto su un muretto, e Michele, leggermente piegato in avanti, stavano consumando un rapporto ignorando la presenza dell’auto di servizio che sostava a pochissimi metri di distanza con fari e lampeggiamenti accesi. In seguito alla sconcertante decisione, il legale ha commentato:
Sono curioso di sapere come verra’ motivata la sentenza e quindi giustificata la condanna alla luce delle inequivoche risultanze processuali che al contrario escludono la responsabilita’ dei due imputati. Mi chiedo come sia possibile ritenere che i due abbiano consumato un rapporto intimo in una zona buia del Colosseo senza notare che a pochi metri c’era un’auto con i fari accesi dei carabinieri. Faro’ certamente ricorso in appello.
Delusione anche da parte di uno dei due uomini incriminati:
Non ha alcun fondamento di verita’ quanto detto in dibattimento tenuto conto che, pochi giorni prima di quell’episodio, avevo subito un delicato intervento chirurgico ed ero impossibilitato fisicamente a fare cio’ che mi e’ stato attribuito.
Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, fa sentire la sua voce:
Ricorreremo sicuramente in appello sperando che la magistratura non voglia far passare semplici manifestazioni d’affetto o baci di una coppia gay come atti da sanzionare. Auspichiamo anche che in secondo grado le autorità competenti vorranno fornire, come giá ha chiesto dalla difesa in primo grado, i materiali video registrati dalle telecamere posizionate in zona Colosseo e che si voglia prendere in considerazione che uno dei due giovani condannati era nell’impossibilità per ragioni fisiche, dovute a un intervento chirurgico, di compiere atti sessuali in luogo pubblico. Le sentenze si rispettano ma se ci si trova di fronte, come in questo caso, ad un evidente errore si contestano.