Forse in Italia è chiedere troppo ma le famiglie dovrebbero essere in grado di abituare i giovani al rispetto della sessualità altrui. E se auspichiamo sicuramente che gli stessi genitori siano educati in tal senso, quando parliamo di questa fascia di età, ovviamente parliamo di adolescenti.
Molti giovanissimi, soprattutto se fan di determinati elementi (boyband, giovani attori) e di sesso femminile, tendono ad usare la parola gay come un insulto. Spesso ci si imbatte nei forum in commenti del tipo “Non dire del mio XXX che è gay!” o frasi molto simili. Senza outare nessuno possiamo confermarvi che la maggior parte di queste reazioni si ottengono parlando di personaggi che quasi sempre hanno fatto poi coming out o si trovano in quella zona d’ombra che precede tale passo. Ma non è questo il punto. Il vero limite da non prevaricare è infatti quello del rispetto. Da quando essere se stessi è un crimine, una cosa sbagliata? Perché quello che non rientra nella concezione di questi giovani menti deve essere utilizzata come un insulto?
E’ prima di tutto, e qui torniamo a parlare di educazione, di un fattore di rispetto. Perché ci si permette di giudicare la natura? O ancor peggio: che male ci sarebbe se il vip gradito non rispecchiasse pienamente l’idea che si ha di lui? E qui entra in gioco la classica “battuta” del “che spreco”. In tutta onestà, e questa è una domanda che ci sentiamo di porre sia agli adulti che agli adolescenti: pensavate di riuscire a concludere qualcosa con loro o la vostra passione è dettata solo dall’attrazione e non dalle reali capacità?
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