Il settimanale L’Espresso ha pubblicato un articolo in cui il prefetto Francesco Cirillo ha aperto a una vera rivoluzione nelle questure: sì ai gay in divisa, grazie a corsi anti discriminazione per educare gli agenti al rispetto e alla tolleranza, non solo verso le regole e verso la comunità, ma anche tra colleghi.
L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), di cui ne fa parte la polizia con i carabinieri, è guidato dal vice direttore generale della Pubblica sicurezza e dirige un comparto interforze che si occupa dall’anticrimine alla polizia postale, al servizio centrale operativo fino alla polizia di frontiera; insomma, una task force che fa invidia in Europa (e potrebbe essere presa presto come modello).
Cirillo ha dichiarato:
Abbiamo due obiettivi, uno interno e uno esterno.
Quello interno è cancellare l’immagine della polizia manganello e machismo, l’altro è prevenire e combattere ogni traccia di discriminazione, omofobica e non tra le nostre donne e i nostri uomini.
Inoltre, il Capo della Polizia Antonio Manganelli ha aggiunto:
Qui non c’è discriminazione nella carriera, né nei rapporti interpersonali.
Essere gay nella polizia di oggi è una cosa normale, così come è normale che i poliziotti gay facciano parte dell’associazione Polis Aperta che riunisce gli omosessuali delle forze dell’ordine.
Basta guardare i bambini nelle scuole, hanno uno spirito nuovo, che sta a significare che l’Italia di oggi è così, hanno legami stretti anche fra etnie diverse, ci mandano un messaggio chiaro.
Siamo noi che dobbiamo imparare da loro.
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