Con una sentenza straordinaria del 2 marzo, la Corte Europea del Lussemburgo, ha riconosciuto ad un cittadino gay polacco di poter subentrare al contratto d’affitto stipulato dal proprio compagno con cui aveva convissuto per molti anni. Sentendosi poco tutelato dal proprio Paese d’origine (in Polonia non esistono ancora norme specifiche per le coppie omosessuali in materia di locazione), l’uomo si è rivolto al massimo organo di giustizia dell’Unione Europea perchè gli venisse riconosciuto un diritto inviolabile.
La Corte Europea gli ha dato ragione, motivando che non è possibile riconoscere alcune tutele alle convivenze eterosessuali e precluderle a quelle dello stesso sesso solo per il proprio orientamento sessuale. La Polonia è stata severamente condannata per aver violato il principio di non discriminazione.
L’Italia è stata, per ora, ammonita perchè il nostro ordinamento giuridico non contempla ancora la possibilità di estendere alcuni diritti fondamentali dell’uomo anche alle convivenze omosessuali. Se il nostro Paese non dovesse mettersi in regola con gli standard europei rischia pesanti sanzioni per la non attuazione di leggi che riguardano milioni di persone sparse sul territorio italiano.