L’Avana: marcia anti-omofobia promossa dalla figlia di Raul

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L'Avana: marcia anti-omofobia promossa dalla figlia di Raul Cultura Gay Nel weekend scorso, la figlia del presidente cubano Raul, Mariela Castro è stata una delle protagoniste indiscusse di una parata, a L’Avana, con l’obiettivo di sensibilizzare la classe dirigente cubana sulla piaga dell’omofobia, che sta toccando livelli assurdi nel Paese.

La paladina dei gay, responsabile del Centro nazionale per l’educazione sessuale e tra le prime promotrici del matrimonio tra persone dello stesso sesso, ha tenuto un discorso molto toccante, in cui ha invitato tutti a combattere ogni forma di discriminazione. A seguire, vi riportiamo il testo per intero.

Gli esseri umani nasciamo femmine e maschi, ma diveniamo uomini e donne durante la vita. Mediante l’educazione c’appropriamo storicamente dei modelli culturali imposti, come copioni differenziati e stereotipati che devono essere seguiti alla lettera, per interpretare i ruoli di essere uomo ed essere donna nell’avventura della vita. Il proposito di questa descrizione dettagliata di archetipi è stabilire degli sbilanciamenti di opportunità che hanno privilegiato gli uomini in detrimento delle donne, per secoli, reclamate come schiave e serve sottomesse nel modello patriarcale e sfruttatore dominante che ha persistito fino ai nostri giorni. Le persone le cui apparenze ed identità non concordano con le aspettative sociali o concezioni convenzionali di questi ruoli pre-stabiliti, sono respinte e passano ad una scala inferiore di valutazione sociale che le toglie opportunità e diritti. L’omofobia è un termine relativamente recente che indica e sintetizza l’avversione, l’odio, la paura, il pregiudizio e la discriminazione contro le persone gay, le lesbiche, le bisessuali, i trans e gli intersessuali. Tuttavia, le sue radici sono antiche e non differiscono dalle altre forme di discriminazione che hanno tinto di sofferenza l’esistenza umana in tutta la geografia che ci contiene. Queste forme di relazione si svilupparono nel seno di società le cui economie sono basate sullo sfruttamento degli esseri umani, ed i suoi organizzazioni sociali, collocati nel controllo del potere da una piccola minoranza. Quando la distribuzione delle risorse è arbitraria e queste non raggiungono per tutti e tutte, le minoranze più negligenti si appropriano di loro e li distribuiscono in funzione dei loro benefici e privilegi. Così sorge la pratica da creare le disuguaglianze, insieme alle credenze, ai pregiudizi ed agli argomenti per giustificarli ed imporli, per rendere inferiori “gli altri”, i “differenti”, chi non compia con i requisiti di superiorità o “normalità”, come succede attualmente con le popolazioni del sud e non urbane, con le donne, con i non bianchi/bianche, con i poveri, con gli omosessuali, con i trans, tra gli altri. L’esperienza di più di due decadi di lavoro con persone lesbiche, gay, bisessuali e trans, dallo scenario scientifico-umanista del Cenesex, ci permette di assicurare che se la società non stabilisce politiche compromesse con l’attenzione a queste realtà, queste persone saranno vittime permanenti di differenti forme di violenza durante le loro vite. Le espressioni più comuni vanno dalle aggressioni verbali e l’esclusione dall’ambito familiare, fino all’aggressione fisica, l’assassinio, la loro persecuzione penale in 76 paesi e l’applicazione della pena di morte in 5 di questi. Questa è una delle ragioni che compromette a Cuba col movimento internazionale per la depenalizzazione della popolazione LGBT ed la “de-patologizzazzione” della transessualità. Chiediamo di non perdere tempo nel verificare perché gli esseri umani siamo diversi ed inimmaginabili. Il solo fatto di esistere esige la necessità di creare forme di convivenza rispettose. L’indagine storica, il dialogo, la riflessione e la partecipazione cittadina aiutano a trovare l’origine delle credenze imposte per stabilire disuguaglianze, dai più antichi meccanismi di dominazione creati dall’umanità. Nel contesto del processo emancipatore della Rivoluzione Cubana, invitiamo a tutta la società a partecipare allo sviluppo della strategia educativa e campagna di ben pubblico per il rispetto alla libera orientazione sessuale ed identità di genere come esercizio di giustizia sociale ed equità. Disarticoliamo tutte le forme di discriminazione. Confiniamo l’omofobia. Difendiamo il socialismo come paradigma emancipatore dell’essere umano. Lottiamo per il rispetto permanente alla sovranità di Cuba ed il nostro diritto a decidere la società che desideriamo. Nel contesto internazionale che stiamo vivendo attualmente, chiedo che dedichiamo la Giornata Cubana per il Giorno Internazionale contro l’Omofobia alla liberazione dei Cinque Eroi Cubani, prigionieri ingiustamente nelle carceri dell’impero. Fedeli figli di Cuba e vittime anche loro di arbitri, e per questa ragione non possono essere testimoni oculari -come voi, come noi – di questo processo rinnovatore in cui tutte e tutti stiamo partecipando.
Molte grazie
Mariela Castro Espin
Presidentessa del Comitato Organizzatore della Giornata Cubana contro l’Omofobia, 2011

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