Con un lungo comunicato stampa, nei giorni scorsi, la Lila (Lega Italiana per la lotta all’Aids) ha denunciato che persone affette da Hiv sono escluse automaticamente da qualsiasi concorso nell’Esercito contravvenendo alle leggi:
Vivi con l’Hiv? Niente divisa. Neanche per suonare il sassofono. Ormai tutti i bandi che escono dal ministero della Difesa chiedono esplicitamente ai candidati di presentare un test Hiv negativo, pena l’esclusione. Anche se il concorso è per 9 orchestrali per la banda musicale dell’Arma dei Carabinieri. O per tirare con l’arco in un centro agonistico della Marina. O per i 248 posti disponibili nei licei annessi alle Scuole militari dell’esercito: chiedono il test Hiv anche ai sedicenni! Gli esempi, surreali o meno, sono moltissimi: tutti i bandi sono così. Ormai è prassi: in Italia la divisa la può indossare solo una persona sieronegativa. Una persona con l’Hiv non è ammessa. Neanche se in salute, oltre che in ottima forma. Vale per tutti e per tutte le mansioni, compreso suonare l’ottavino in una formazione musicale stabile o nuotare a rana. La Lila riceve da tempo segnalazioni di persone che sono, appunto, in salute e in ottima forma, come sono oggi le persone che vivono con l’Hiv. Consapevoli non solo del proprio stato ma anche dei propri diritti, primo fra tutti quello alla non discriminazione. Anche in ambito militare, dove sì, ci sono anche persone sieropositive, e non si capisce perché non possa essere così. Il ministero della Difesa ha sempre opposto ragioni che confliggono col buonsenso, con l’evidenza scientifica e soprattutto con la legge. Anzi, le leggi: innanzitutto la 135 del 1990, e poi lo Statuto dei lavoratori, nonché la Raccomandazione su Hiv e Aids e mondo del lavoro del 2010 e il Codice di Condotta sull’HIV/AIDS e il mondo del lavoro del 2001, documenti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, agenzia Onu. Tutte normative che escludono la possibilità di richiedere il test Hiv a lavoratori e aspiranti tali. Nel silenzio, non solo il ministero della Difesa ha perseverato in questo comportamento inqualificabile, ma l’ha reso prassi. Nel silenzio anche di questo governo: da mesi giace in Parlamento un’interrogazione a firma radicale che chiede conto della richiesta del test Hiv nei bandi di assunzione, e che finora non ha ricevuto alcuna risposta dal ministro Giampaolo Di Paola, nonostante diverse sollecitazioni. La richiesta del test Hiv vale peraltro per tutti gli aspiranti Volontari in ferma prefissata e compare anche in bandi dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza, che pure dipendono da altri ministeri. Che il test Hiv sia richiesto anche per suonare la tromba o sciare di fondo sarebbe ridicolo, se non fosse offensivo. Che la discriminazione sul lavoro verso le persone che vivono con l’Hiv sia una pessima abitudine tuttora diffusa purtroppo lo sappiamo. Che a farsene promotore sia addirittura un ministero lo troviamo inaccettabile.