Massimo D’Alema: “I diritti gay possono attendere, prima bisogna riformare lo Stato e rimettere in moto l’economia”

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Massimo D'Alema: "I diritti gay possono attendere, prima bisogna riformare lo Stato e rimettere in moto l’economia" Cultura Gay Video Sta circolando da qualche giorno, un video-intervista in cui Massimo D’Alema ribadisce le priorità del Governo (la legge anti-omofobia può attendere) per la ripresa del nostro Paese:

Fermo restando l’inciviltà delle posizioni omofobiche che vengono da una parte del mondo cattolico, adesso il programma di un governo di questo tipo deve essere quello di risanare il Paese e di rimetterlo in moto. Sono due piani diversi: c’è quello del governo e poi quello di una battaglia politica e culturale. Noi, su questo tipo di diritti, abbiamo una posizione limpida. Ma oggi i grandi temi del governo del Paese sono quelli di riformare lo stato e rimettere in moto l’economia: temi che richiedono un’ampia coalizione.

Alla festa dell’Unità ad Ostia del 9 settembre, il politico è stato incalzato dal suo intervistatore, Zoro, sulla possibilità di legalizzare i matrimoni gay:

Sono favorevole al riconoscimento dei diritti delle unioni. Noi avevamo appoggiato un disegno di legge che riconosceva l’unione tra gli omosessuali, ma la distingueva dal matrimonio. Il matrimonio, come è previsto dalla Costituzione, è l’unione tra persone di sesso diverso, finalizzata alla procreazione. Questo dice la Costituzione. Del resto, le organizzazioni serie di gay non hanno mai chiesto di potersi sposare in chiesa. Hanno posto un problema diverso, ovvero che vengano riconosciuti i diritti delle persone che si uniscono. Penso che il sentimento degli italiani che ritengono che il matrimonio sia un sacramento vada rispettato. e’ possibile rispettarlo senza comprimere i diritti delle persone omosessuali, diritti che devono esser riconosciuti.

Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, non ha esitato a condannare le affermazioni di D’Alema:

Affermazioni talmente rozze da risultare incredibili. Intanto finge di dimenticare che non esiste nessuna relazione tra matrimonio e procreazione, perchè il matrimonio non è diritto esclusivo delle coppie che possono procreare. Poi, confonde tra matrimonio civile e matrimonio religioso, dimenticandosi che esiste una differenza tra cittadini e credenti e tra Stato e Chiesa. E infine riesce persino a dimenticare la sentenza della Corte costituzionale 138 del 2010, che parifica i diritti delle coppie conviventi dello stesso sesso a quelli delle coppie coniugate eterosessuali. In qualunque Paese dell’Unione queste sarebbero le tipiche dichiarazioni di un esponente di estrema destra con smanie religiose, ma in Italia sono le dichiarazioni di un leader del Pd, ovvero di un partito che si dice progressista e di sinistra. Le parole del leader minimo sono la conferma di un’alleanza con l’Udc fatta per perpetuare lo sfacelo della sinistra italiana e la perdita di qualunque dignità laica ed autorevolezza del Pd.

Anche l’associazione radicale Certi Diritti ha diramato una nota per esprimere la propria contarietà verso le dichiarazioni rilasciate dall’onorevole:

Mister baffetto non fa altro che alimentare l’incapacità di costruire strategie vincenti e far arrendere alla disperata realpolitik, la stessa del sostegno al regime sanguinario di Gheddafi, di quando al Pd arrivò all’ultimo momento l’ordine di votare in favore dell’accordo con Gheddafi, o come la tanto propagandata legge sul conflitto di interessi. Questo grande genio della politica opera solo in funzione dell’accordo con i fondamentalisti vaticani, divenuti ormai l’unica possibile ancora di salvezza, perchè si deve pure sopravvivere nel sistema che ha permesso a Berlusconi di governare per quasi un ventennio. Quelle tesi, invece, oltre a rappresentare il solito tic retorico d’alemiano, utile a rafforzare il logoro mito di un politico cinico e senza paura, svelano nel miglior modo possibile il guaio di una sinistra italiana che deve combattere con una zavorra culturale (prima che politica) che D’Alema rappresenta al meglio.

Pure Paola Concia critica il comportamento del collega di partito (Fonte Adnkronos):

Caro D’Alema, la tua dichiarazione sui matrimoni gay e’ la prova provata che non sei un cinico, come vieni sempre descritto, altrimenti non avresti detto quelle corbellerie. Un vero politico cinico, che sa che in questo momento storico nel nostro Paese i riflettori sono puntati su queste tematiche, non avrebbe usato quelle parole e seppure messo alle strette sarebbe stato piu’ elegante e diplomatico.

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