Libra, una società che produce prodotti per l’igiene femminile in Australia e Nuova Zelanda, ha pubblicizzato uno spot che ha provocato indignazione nella comunità transgender, facendo immediatamente ritornare l’azienda sui propri passi e ritirare la pubblicità.
La campagna pubblicitaria si basa sulla competizione che nasce in un bagno di una discoteca tra una donna trans e una ragazza, entrambe davanti allo specchio: le due iniziano a sistemarsi il mascara, poi uno sguardo di sfida e passano al rossetto, per poi darsi una sistemata al seno; infine, la ragazza prende un tampone dalla borsetta e lo mostra trionfante. Slogan finale: Libra gets girls. Love Libra.
I commenti sono a zero, tanto che la società per prima ha fatto marcia indietro con un comunicato in cui si è scusata pubblicamente per qualsiasi reato infranto dalla pubblicità e se delle persone si sono sentite offese a causa del modo in cui è stato commercializzato il tampone.
Lo spot è stato criticato soprattutto dai membri della comunità trans neozelandese: Cherise Witehira, presidente di Agender NZ, ha dichiarato:
Lo spot è estremamente offensivo perché, in pratica, fa pensare che l’unico modo per essere una donna a tutti gli effetti sia quello di avere il ciclo.
Nonostante sia ovvio che non possiamo avere le mestruazioni, ci identifichiamo comunque come donne.
A difesa delle buone intenzioni dell’azienda, dal web alcuni hanno osservato che il personaggio nello spot era chiaramente una drag queen e non aveva niente a che fare con le persone transgender, o che comunque una vicenda simile poteva essere letta in chiave ironica e riderci sopra.
Bisogna dire che, aldilà delle diverse chiavi di lettura, si tratta di tematiche ignorate e prese spesso troppo alla leggera, con conseguenti confusioni su confusioni che, presto o tardi, dovranno essere chiarificate con un sistema chiaro e completo di una corretta educazione sessuale.