Ci risiamo. Intervistato dal sito lgbt Queer.de in merito ad un episodio di Tatort (serie polizesca tedesca che ha affrontato anche il tema dell’omosessualità nel mondo del calcio), l’allenatore della nazionale teutonica, Olivier Bierhoff (che ha militato diversi anni in squadre italiane come il Milan e l’Udinese), ha escluso categoricamente la presenza di calciatori omosex e che le voci messe in giro da alcuni giornalisti senza alcuna logica metterebbero solo a rischio il buon nome dei giocatori:
Trovo molto brutto e mi irrita parecchio, che il buon nome della nazionale venga abusato ed in infangato, per sviluppare un tema o per scherzarci su. Questa frase di Tatort non contiene alcuna verità, ma la vivo come un attacco alla mia famiglia, la squadra tedesca. E questo mi fa arrabbiare.
E se si scoprisse la relazione di un calciatore con un maschio?
Siamo molto vicini al nostro presidente e ai nostri dirigenti. Non abbiamo grande gioia nel dovere difenderci da questi attacchi o stupidi gossip, ma ormai l’abbiamo accettato. Come nazionale rifletteremo su come muoverci su questo tema. Perché non possiamo rimanere passivi di fronte a rumori o false rappresentazioni del nostro mondo.
Qualcuno può spiegare a Bierhoff che essere gay non è sinonimo di poca virilità, scarso rendimento in campo e disarmonia tra compagni di squadra?