Morire a quattordici anni perché gay. O meglio, perché sottoposto a bullismo per la propria sessualità. O perché non capito dalla famiglia. Quando cambierà tutto questo? Una riflessione è necessaria e vogliamo farla ora, chiaramente e senza peli sulla lingua. L’omofobia va combattuta, sempre. E soprattutto quando a farne le spese sono dei ragazzi giovanissimi.
Scorrendo i principali social network è possibile vedere quanto l’omofobia sia radicata in buona parte della società italiana. Rispetto a qualche anno fa qualche passo in avanti è stato fatto, ma siamo ancora molto indietro. Perché quando ci si trova a leggere, sotto la notizia del quattordicenne uccisosi recentemente perché preso in giro perché omosessuale, un commento che invita a preoccuparsi degli adolescenti eterosessuali riaprendo le “case chiuse” di una volta per “educarli al sentimento”, ci si rende conto che il problema sono gli italiani, e l’educazione che danno alla propria progenie.
Ogni ragazzo o ragazza, a prescindere dal suo orientamento deve essere aiutato a superare la fase critica della sua adolescenza senza rimanere vittima di bullismo. Perché è un periodo triste, e difficili da vivere. E’ il momento nel quale l’individuo è più debole e non riesce a far fronte alle difficoltà della vita, ed ancor meno alla mancanza di accettazione. Questo ovviamente vale sempre per ogni cosa, ma quando nel quadro entra il discorso della sessualità le cose si complicano. Perché complici messaggi sbagliati ed una mancanza di comprensione da parte delle persone che dovrebbero accettare e volere bene comunque, un adolescente rischia di sentirsi solo, ed emarginato. Non solo: la mancanza di educazione al rispetto dell’altro, peggiora nettamente la situazione. Perché non si insegna ai propri figli che prendere in giro le persone è sbagliato? Perché non si comprende e non si insegna che essere gay è normale?
Con chi dobbiamo prendercela se non con noi stessi se un quattordicenne ( o qualsiasi altra persona maltrattata) arriva a pensare che non vi sia soluzione?
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