Nel mondo arabo e per la legge islamica essere omosessuali è considerato un reato da punire con il carcere. Capite quindi bene lo scandalo suscitato da un video, ripreso quasi vent’anni fa con una telecamera nascosta e circolato in rete in questi giorni, che mostra il rapporto erotico tra due compagni di cella, uno dei quali altro nonA è che l’attuale ministro dell’Interno della Tunisia, Ali Laarayedh, allora prigioniero politico, appartenente al partito islamista Ennahda.
Sui media arabi non è stato pubblicato nessun fotogramma e si sono registrate reazioni indignate di tutti i partiti, che hanno solidarizzato con il ministro, tanto che il video è stato rimosso da Daily Motion e Myvideo, dove era stato pubblicato. Le voci su una doppia vita del ministro, almeno in gioventù, erano già circolate, ma niente si sapeva dell’esistenza del filmato.
Secondo alcuni esponenti politici, la diffusione del video potrebbe essere una vendetta di alcuni ex esponenenti del regime di Ben Ali, visto che poco tempo fa il ministro era stato al centro di una contestazione per aver attuato un serio ricambio nei vertici della polizia dopo la cacciata del dittatore tunisino.
Il dibattito sul web si fa caldo, c’è chi dice che il ministro dovrebbe dimettersi per coerenza coi precetti islamici, chi addirittura che dovrebbe essere incriminato per aver violato l’articolo del codice penale che punisce gli atti omosessuali anche tra adulti consenzienti. Quello che è certo è che, in altri tempi, un video di questo tipo avrebbe suscitato indignazione, mentre ora la reazione, in gran parte composta, dei tunisini ha vanificato il piano orchestrato ai danni del ministro dai suoi avversari. Decisamente un bel passo avanti.