Amina Abdallah, giovane lesbica siriana curatrice del blog inglese A Gay girl in Damascus è stata rapita, qualche giorno fa, da uomini armati di Damasco e condotta in un luogo segreto. La denuncia dell’incursione (ormai punitiva) è stata annunciata dalla cugina, direttamente sul popolare sito (Fonte Repubblica):
Amina ha colpito uno di loro e ha detto alla sua amica di andare a cerca suo padre. Uno degli uomini allora ha messo la mano sulla bocca di Amina e l’ha trascinata in una Dacia Logan rossa con un adesivo di Basel Assad (fratello del presidente Bashar al Assad, ndr) sul finestrino. Purtroppo ci sono almeno di 18 diverse polizie in Siria, oltre a bande e gruppi paramilitari. Non sappiamo chi l’ha presa e dunque a chi chiedere il suo rilascio. E’ anche possibile che stiano cercando di deportarla. Da altri membri della famiglia che sono stati imprigionati, possiamo supporre che verrà rilasciata presto. Se avessero voluto ucciderla lo avrebbero fatto subito. Almeno, questo è ciò che speriamo e per cui preghiamo.
Figlia di un’americana e di un siriano, Amina ha ottenuto la doppia cittadinanza con cui le è stato permesso di soggiornare negli Usa fino al 2010, anno in cui decide di ritornare in Siria per raccontare, attraverso la rete web, l’esperienza di una ragazza araba che ha deciso di fare coming out nella propria terra d’origine. Anche la sua partner Sandra Bagaria, ha raccontato di aver assistito a minacce e pressioni da parte di alcuni esponenti politici:
Ha vissuto in quattro o cinque appartamenti in quattro o cinque diverse città. Amina si svegliò nel mezzo della notte e vide suo padre parlare fuori di casa con due giovani di circa vent’anni. Penso che stessero solo eseguendo ordini, non sapevano cosa stessereo facendo. Quella notte gli agenti lasciarono in pace Amina, ma da allora fummo sicure che sarebbero tornati per lei, era solo questione di tempo.
Il popolo di Facebook sta rispondendo con una campagna massiccia per la sua liberazione. Speriamo che vada tutto per il meglio…