La prima sezione civile della Corte di Cassazione ha confermato ciò che il Tribunale di Roma aveva già concesso: la stepchild adoption per una coppia gay in Italia, ovvero il riconoscimento del genitore non biologico nelle coppe omosessuali.
E’ stato infatti respinto il ricorso della procura generale e confermata quella della corte di Appello per ciò che concerne la domanda di adozione da parte della partner della madre biologica di un minore. Cosa cambia con il pronunciamento della Cassazione? Viene resa “definitiva” la stepchild adoption: è ora presente come orientamento per tutti i casi simili nei tribunali italiani. Il caso risale al 2014. E’ stato nell’agosto di quell’anno infatti ad arrivare la prima sentenza, la quale consentiva alla partner della madre di una bambina di adottarla ufficialmente sebbene con alcune limitazioni. Nel dicembre 2015 era giunta poi la conferma in Appello. A poco è servito il duro ricorso della Procura di Roma: la Cassazione ha respinto definitivamente lo stesso, dando alla piccola un altro genitore regolarmente e ufficialmente riconosciuto.
La sentenza in questione è molto importante anche per i paletti messi al ricorso della Procura: è stato infatti sottolineato più volte come la piccola sia cresciuta in un contesto famigliare solido ed ottimale, sempre equilibrato e caratterizzato da amore famigliare. Si è data la precedenza ai bisogni ed al bene della bambina e non a questioni di stato non riscontrabili, discriminatorie in base alla sessualità e prive di qualsiasi fondamento. E’ stato applicato applicato l’articolo 44, comma 1, lettera d della legge n. 184 del 1983 per l’adozione in casi particolari. Eliminato dalla legge Cirinnà sulle unioni civili a causa della contrarietà di una fascia politica, rimane comunque garantito dalla Cassazione.
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