Non è piaciuta alle associazioni gay, la battuta scherzosa di Mario Adinolfi, blogger e giornalista candidato alle primarie del 2007 contro Walter Veltroni. Sulla sua bacheca Facebook, il noto commentatore politico ha risposto ai suoi interneauti utilizzando espressioni in romanesco del tipo: “Me fa ‘na p… a due mani quel frocetto. Ho dialogato amichevolmente con i servetti gay su maculati, leopardati e affini”, riferendosi chiaramente ad Alfonso Signorini. Ma Adinolfi non ci sta a passare per omofoba (Fonte La Repubblica):
Sono battute che capita di fare su Facebook. Era un momento in cui ero particolarmente arrabbiato con Signorini, per il ruolo che sta svolgendo in questo periodo, e un’invettiva contro di lui avevo tutta la voglia di farla. Sono stato l’unico a proporre un referendum sul matrimonio gay all’interno del Pd. Sono oltre ogni possibile sospetto di discriminazione, anche perché, ogni giorno, la subisco sulla mia pelle, in quanto persona obesa.
Non si è fatta attendere la risposta dei più grandi esponenti della comunità lgbt italiana. Aurelio Mancuso:
Trovo insopportabile che giornalisti e commentatori si lascino andare a questo linguaggio da caserma. Conoscendo bene il linguaggio della comunicazione e, quindi, il peso delle parole, devono sapere il messaggio che viene veicolato da certi termini spregiativi. Mi viene da domandare ad Adinolfi se non abbia un po’ imparato la lezione, quando qualche tempo è stato aggredito al grido di ‘brutto grassone’. Così come quella è stata una violenza fisica e morale, anche lui dovrebbe essere più cauto nel dileggiare i cosiddetti ‘frocetti’. Questi sono i linguaggi da evitare. Se qualcuno per strada urla qualche termine del genere. Io io lo riprendo, a prescindere. Figuriamoci se a farlo è una persona pubblica, che frequenta anche le trasmissioni televisive. Non sono un fan del politically correct, ma bisogna fare attenzione a queste cadute. Continui pure a parlare in romanesco, ma lo faccia senza offendere le persone.