La discussione, alla Camera, della legge anti-omofobia, ha tirato fuori il peggio della nostra classe dirigente di maggioranza. La votazione, rinviata nuovamente a fine giugno, è stata osteggiata dal presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, che non ha mai nascosto di non vedere di buon occhio questo provvedimento:
Difendiamo la dignità della persona omosessuale ma non crediamo che l’omosessualità possa essere considerata come un bene giuridico meritevole di tutela. La famiglia è un valore costituzionale che va protetto, l’omosessualità ricade nella sfera privata. La ragione di questa disparità sta nella funzione sociale della famiglia in cui vengono allevati i bambini, senza la famiglia la società scompare. Quindi l’effetto vero di questa legge è promuovere l’omosessualità come stile vita in Italia. C’è una grande differenza tra promuovere l’integrazione degli omosessuali e promuovere lo stile di vita omosessuale. La differenza la si capisce se si mette da parte il dogma infondato per cui omosessuali si nasce così come si nasce maschi o femmine. L’omosessualità è il risultato di un insieme di fattori biologici, psicologici e culturali, così come lo è la formazione della nostra identità sessuale. L’impressione è che parte del movimento omosessuale mira alla possibilità di intervenire nel momento di formazione della persona, nelle scuole, dell’identità omosessuale alla pari o addirittura come condizione vantaggiosa rispetto a quella eterosessuale. Ciò contrasta con il diritto naturale delle famiglie e con la Costituzione italiana.
Anche Giorgio Stracquadanio, deputato del PDL, ha offerto perle di alta cultura omofoba interagendo con la vicepresidente di turno dell’Assemblea di Montecitorio Rosy Bindi sul delicato tema:
La legge è ideologica ghettizzante e violenta nei suoi esiti perché se facciamo una casistica delle vittime di discriminazione discriminiamo a nostra volta. Ciascuno è uguale di fronte alla legge e la libertà di ognuno va difesa. Le aggressioni ai gay sono sullo stesso piano di quelle subite in questi giorni di campagna elettorale dalle nostre donne che vengono additate come ‘puttane’ e che sono state additate come ‘puttane’ da manifestazioni intere. Ciascuno è libero di vivere la propria sessualità come crede col solo limite della violenza e non esiste alcuna giustificazione allo stigma sociale nei confronti della libertà sessuale delle persone. A onore della verità devo dire che non da questa parte è venuta un’aggressione alla libertà sessuale delle persone: stiamo assistendo in questi giorni di campagna elettorale a una barbarie. Le persone che lavorano con noi, che stanno ai gazebo, vengono costantemente e ripetutamente indicate dai nostri avversari come ‘puttane’. I nostri avversari passano coi loro simboli politici e gli dicono ‘puttane, quanto vi danno per stare lì?’, ‘puttane, cosa avete fatto per stare col partito del puttaniere?’. Il più grande stigma sociale della libertà sessuale in questi mesi è arrivato dal movimento ‘Se non ora quando’. L’omofobia è già per il nostro diritto penale un reato perché rientra tra le ingiurie per turpi e futili motivi. La violenza, l’aggressione verbale sono parimenti inaccettabili e punibili indipendentemente dalle vittime, che siano omosessuali, giovani, anziani, obesi ecc… perché se dico ‘lesbica di merda’ devo essere punito in maniera più grave che se dico ‘obeso o puzzolente’?