Virginio Merola incontra le associazioni lgbt di Bologna per un “chiarimento”

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Virginio Merola incontra le associazioni lgbt di Bologna per un "chiarimento" Cultura Gay Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi in merito alle coppie di fatto e assegnazione delle case popolari, Virginio Merola ha cercato di stemperare i toni sulla polemica, incontrando i rappresentanti della comunità lgbt bolognese come specificato su Facebook:

Questa mattina ho incontrato i rappresentanti delle associazioni LGBT bolognesi e nazionali per un chiarimento in merito alle mie dichiarazioni sui legami tra persone. Ho parlato in particolare con Arcigay il Cassero, Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno, Agedo, e Associazione 3D. L’incontro è stato positivo, al termine abbiamo convenuto la necessità di riattivare quanto prima l’Ufficio comunale politiche per le differenze, all’interno del quale era attivo il servizio contro le discriminazioni LGBT. Abbiamo inoltre condiviso la necessità di realizzare un momento di approfondimento pubblico sul tema “la famiglia che cambia”.

A seguire la lettera consegnata alle associazioni lgbt felsinee:

Credo che sia compito di una cultura democratica costruire legami di libertà e responsabilità tra le persone. In questi ultimi anni si è avviata una riscoperta delle relazioni umane in merito al tema dei beni comuni, della dimensione di comunità, del bisogno degli altri, contro una logica individualistica e conservatrice che banalizza la cultura dei diritti come libertà da ogni legame da ogni solidarietà. Diritto non è solo ciò che è proprio di ogni individuo in senso universale e nel rispetto della dignità umana, ma è anche il diritto-dovere a prendersi cura degli altri, a sentirsi parte di una comunità, a valorizzare le capacità e i progetti di vita di ciascuno.
La questione che ho posto è perciò prima di tutto culturale e politica. E’ un invito ad interrogarsi dal punto di vista etico e politico su come arricchire e fare evolvere la vecchia cultura dei diritti verso un’idea di diritto-dovere di cittadinanza attiva, responsabilità sociale e cultura del limite, di riconoscimento dei legami che tengono unita una comunità e garantiscono i percorsi di realizzazione personale.
A partire da queste discussioni impegnative e di merito, ritengo sia possibile affrontare la questione di come le istituzioni pubbliche, compreso il Comune, possono e debbono sostenere le persone aiutandole a rafforzare la propria capacità di costruire legami con gli altri in modo libero e aperto al bene comune. Questo è il mio punto di vista sulle cose e mi dispiace degli equivoci che si sono creati a seguito delle mie dichiarazioni dei giorni scorsi.
Più che da sindaco in questo caso vorrei parlare da cittadino, e vorrei puntualmente ribadire il mio pensiero evitando di essere riportato all’interno di schieramenti impropri e fuorvianti.
1. In Italia manca il riconoscimento legale della coppie di fatto. Io sono per il loro riconoscimento giuridico e per la rimozione degli ostacoli che impediscono alle persone di convivere, siano esse persone etero o persone dello stesso sesso.
2. In Italia manca il riconoscimento del diritto al matrimonio delle persone gay, lesbiche e transessuali. Io sono per questo riconoscimento giuridico.
3. Condivido il provvedimento della Regione Emilia-Romagna del 2009, che ha introdotto una clausola antidiscriminatoria per l’accesso ai servizi pubblici e privati sulla base di un riferimento alle famiglie anagrafiche riconosciute. La Regione non ha introdotto uno status giuridico vero e proprio per le coppie di fatto, poiché è lo Stato ad avere competenza legislativa in materia di famiglia, ma è intervenuta per contrastare discriminazioni di ogni sorta nell’accesso ai servizi.
4. Condivido la necessità mettere in campo azioni politiche e amministrative per rimuovere gli ostacoli che impediscono in concreto di convivere e di sposarsi a causa di disuguaglianze sociali ed economiche.

Quello che spero possa essere compreso, al di là dei fraintendimenti che mi dispiace di avere alimentato, non è volontà di allargare al centro gli schieramenti politici, ma un punto di fondo: se la politica dei diritti non consiste solamente nel riconoscimento di beni e nell’attribuzione di risorse e prestazioni, altrimenti negate in modo discriminatorio, dobbiamo porci l’obiettivo, cittadini ed istituzioni insieme, di costruire un nuovo quadro di relazioni democratiche tra le persone e nella società. E sempre insieme dobbiamo ricercare gli strumenti migliori per sostenere le persone che come single, come conviventi, unioni di fatto o sposati, si pongono il tema del diritto a prendersi cura degli altri, riconoscendo le diverse assunzioni di responsabilità che le persone si assumono verso la società di cui fanno parte.

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